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Cosa nasconde il rumore assordante del phon? Cosa c’è dietro il lavoro certosino delle mani di un acconciatore? C’è tutto il mondo femminile, i suoi sospiri, quelli che condannano le forbici, pur preferendole alla devastazione del rasoio, quella volontà di cambiare, e la speranza che l’odore forte del decolorante riesca a scolorire anche l’anima. Ci sono emozioni, forti, amori finiti, amori mai confessati, voglia di leggerezza, quella che si trova aprendo le riviste di pettegolezzi.

Un parrucchiere per donna, che guarda quelle donne allo specchio, e che ne ricorda solo la nuca, si mette a nudo, guidato da uno sconfinato amore per il suo lavoro. Il suo è un privilegio raro: toccare i capelli crea un intenso rapporto di intimità e fiducia, di quelli che ad altri uomini sono negati. Le donne vanno dal parrucchiere quasi sempre struccate: è una dichiarazione di naturalezza, di totale verità, di completo affidamento. E lui, il parrucchiere, è lì, come un direttore d’orchestra pronto a scrivere la sua sinfonia, ad orchestrarla, a farla risuonare nell’aria.  

Nel suo viaggio mentale, ammaliante e mistico, rivela tre parti di sé. Tre. Come le ciocche in cui i capelli vengono divisi per fare una treccia, come quelle che conserva gelosamente e in modo maniacale in una teca dai mille cassetti. Trecce e tracce di vita, contengono linfa che alimenta il suo amore e che mantiene il suo equilibrio vitale. Ammira quelle trecce e dialoga con loro. Cos’è il parrucchiere se non un attento osservatore della realtà, dei comportamenti umani e della percezione di sé e del mondo? E la sua collezione di trecce, dal sapore antico e orientale, ne è una testimonianza.

La prima ciocca della treccia è rappresentata dalla parola detta, recitata, dall’uomo ossessivo nel suo ordine, innamorato della naturalezza, equilibrato e sensibile. La ciocca opposta è quella della musica, evocata dalla morbidezza di un pianoforte, quasi ad opporsi ai ritmi scanditi del mondo: l’unico vero linguaggio universale è il sentimento, la pudicizia, l’intimità, tutto ciò che solo la musica può esprimere. Ad unire le due ciocche, quella centrale: una presenza femminile, la parte più profonda dell’anima, quella proiezione mentale che il parrucchiere ha personificato con la sua amata cugina; quella parte che sfugge alle gabbie della società, quella parte che è impulso, puro impeto e leggerezza. È parola che si unisce alla musica.  

Odori orientali, di spezie, di tè, accompagnano questo viaggio attraverso la psicologia di un uomo; quest’oscillare continuo tra bianco e nero, tra l’ingabbiamento della quotidianità e la volontà di vivere a ritmi diversi, lenti, propri di chi ha nel cuore la purezza rara di un amore inconfessato. E tornare ad osservare, osservare i capelli, “vederli cadere a terra, lentamente, come se tutto fosse al rallentatore, fluttuare nell’aria, quasi come fiocchi di neve colorata e mentre cadono, sentirli lamentarsi di essere le uniche vittime incolpevoli di un cambiamento…e sentirli raccontare storie di tradimenti, di ferite, di amori eterni finiti l’indomani, di illusioni disilluse, di bugie con la maschera della verità.”

 

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